di Antonio Martino – Senza il contributo di chi viene dall’estero alcuni settori dell’economia sprofonderebbero nella crisi e anche per questo è ancor più necessaria una politica che interpreti in positivo le migrazioni. È questa la lettura di fondo che accompagna i dati del XXIV Rapporto Nazionale Caritas e Migrantes, presentato a Expo Milano 2015 nel corso del convegno “Migranti e Cibo, dallo sfruttamento lavorativo all’imprenditoria etnica”.
Dall’esperienza maturata in tanti anni di servizio, Caritas e Migrantes hanno voluto raccontare quanto l’Italia e gli italiani ricevono dai migranti che hanno scelto o continuano a scegliere il territorio italiano come meta di emigrazione; descrivere i volti delle persone che si incontrano, dei nuovi cittadini che, pur non essendo italiani, contribuiscono attivamente a sostenere l’Italia ancora in difficoltà economiche e culturali.
A presentare i dati, il presidente di Caritas Italiana, cardinal Francesco Montenegro e il direttore don Francesco Soddu, e monsignor Nunzio Galantino, Segretario generale della Cei. Tutti concordi nel sottolineare la necessità di attirare l’attenzione sul fatto che l’immigrazione non solo è un’emergenza, ma anche una ricchezza. «L’Italia è un crocevia di culture e la parte non italiana è indispensabile per i nostri territori. Più volte l’Europa è stata chiamata ai propri doveri e più che mai oggi parlare di immigrazione significa parlare di cittadini che sono in Italia da 30 anni, di altri che sono nati in Italia, di coppie miste e di migranti congiunti», ha sottolineato il card. Montenegro.
Per mons. Galantino: «Il tema dell’immigrazione non deve essere liquidato a una lettura a compartimenti stagni, ma bisogna partire dalla carne dei poveri per promuovere il nuovo umanesimo contro la cultura dello scarto». In tal senso, «La Chiesa, con Caritas Italiana, si sente chiamata con urgenza ad offrire il proprio contributo. Essere a Expo serve a ricordare che c’è gente che come noi è venuta a parlare anche del fenomeno dei popoli migranti, che devono essere visti come un’occasione positiva di crescita».
Il Rapporto Immigrazione descrive la situazione della mobilità internazionale e nazionale, per poi soffermarsi in particolare su due argomenti: il cibo come causa delle migrazioni e il cibo come occasione di sviluppo, guardando il migrante come persona attiva e propositiva in grado di dare e contribuire allo sviluppo del Paese.
«Siamo qui ad Expo perché vogliamo offrire stili di vita equilibrati, pensando il cibo non soltanto come alimento del corpo ma anche come nutrimento dell’anima, attraverso la condivisione e la solidarietà»: così don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana. Gli fa ecco don Gian Carlo Perego, direttore generale di Migrantes nel sottolineare che «l’incrocio tra cibo e sviluppo, portato anche dai migranti, è un’occasione per mettere al centro “carità e verità”: la fame nel mondo ci aiuta a riflettere sul cibo come una risorsa da non sprecare e da condividere in modo significativo».
Alcuni dati in sintesi: ad inizio 2014, si registrano in Italia 60.782.668 abitanti, di cui 4.922.085 stranieri, che rappresentano l’8,1% della popolazione totale. Questi ultimi, nel corso del 2014, hanno prodotto l’8,8% della ricchezza nazionale, pari a oltre 123 miliardi di euro. Numeri su cui riflettere e che ci dicono quanto la storia dell’immigrazione in Italia non sia solo caratterizzata da fenomeni emergenziali e negativi. Almeno negli ultimi trenta/quaranta’anni, la nostra storia nazionale è stata scritta insieme ai migranti, divenuti ormai parte integrante e strutturale dei territori, demograficamente attiva, economicamente produttiva, culturalmente vivace, e religiosamente significativa, indispensabile al futuro di un Paese altrimenti destinato a spegnersi inesorabilmente.
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